Ritratto di natura
“L’identica diversità: le sfumature della vita”
In
questi primi mesi di inizio nuovo anno, le opere di Debora Antonello ci parlano
di semi e di piante, di cavoli neri, di olive e di foglie e la figura/presenza
umana è intuita, supposta, più che dichiarata.
Lei
si presenta come ‘experimenter’, sperimentatrice passionale della vita,
quella vita che si rivela ma non si
ostenta.
Diverso è ciò che non è né uguale né simile ma
che volge lo sguardo altrove, che cambia direzione nel suo essere assolutamente
Altro. Diverso è ogni essere vivente, frutto fecondo di un singolo gesto, atto
creativo della Vita che lo fa essere solo se stesso. Le nervature delle foglie
sono diverse nelle diverse foglie, uguali e, nel contempo, assolutamente nuove.
Così come ogni altro giorno è un giorno come tutti gli altri perché ad essi,
linearmente, si aggiunge ma altresì è un ‘altro’ giorno, unico e irrepetibile.
Debora
Antonello è curiosa di diversità e bellezza e, avida di Vita, le incontra
spesso senza cercarle. Esse sono lì presenti, sotto ai nostri occhi che, distratti, non le sanno vedere perché guardano altro, e
si mostrano nella semplicità complessa delle cose semplici e mute. Poeti e
pittori hanno, direbbe Nietzsche, il dono di saper raccontare la ‘feconda
unicità’ della diversità che emana la luce delle ‘cose inconsuete’.
Ricordando
i bei versi di K, Gibran:
“La
bellezza è l’eternità che si mira in uno specchio. Ma voi siete l’eternità e
siete lo specchio”.
Fabio
Peserico
Virtù e cavoli
2023
mixed media
Semina 2
2023
monotipo
Foglia di quercia sull'azzurro
2023
monotipo
Farfalline annegate
2023
punta secca
Punto rosso
2023
monotipo, collage, china
La solitudine di una foglia
2023
disegno e collage
Ciotola di cavolo nero
2023
monotipo
Semi acacia e cavolo
2023
monotipo
2022 Tempo sospeso
Restaurare una chiesa studio e lavorare in sacrestia
Toro
2022
incisione con intervento a mano
Desiderio
2022
incisione con intervent a mano
2 gennaio 2022
2022
porta della chiesa di San Lorenzo
Orazione, e il canto resta bello
2022
olio e collage su tela
Potessimo trovare anche noi una pura, contenuta, esigua umana realtà, una striscia nostra di terra da frutto tra torrente e pietraia
2022
mixed media su carta
Dai frutti si riconosce l'albero
2022
incisione con intervento a mano
Muro antico
2022
muro
Respira il buio della terra, respira e ancora alza lo sguardo
2022
olio e crete su tela
Essere qui è magnifico
Essere qui è magnifico
è il titolo che Debora Antonello ha scelto per questa mostra allo Spazio Arte Tolomeo a Milano.
Un
titolo che in sé, nella sua storia custodisce il significato del fare arte e
dell’accostarsi all’arte, e che assume un senso particolare oggi, dopo tutto ciò
che è accaduto negli ultimi due anni.
Essere qui è magnifico
è un verso di Rainer Maria Rilke, tratto dalle Elegie duinesi. Un’opera intrisa di desolazione, di angosciata consapevolezza
del limite ultimo che grava sull’esperienza umana; segnata dal retropensiero costante
della morte, dall’angoscia per l’aleatorietà di ogni valore in una società che
è ormai quella industriale, individualista e alienante, rassegnata all’assenza
di Dio. Eppure, del tutto inatteso, nella Settima elegia si incontra quel verso.
Una dichiarazione d’amore per la vita. In tedesco, hiersein ist herrlich: suona ancora più semplice e assertivo, incontrovertibile
come una constatazione, un’oggettiva presa d’atto.
Vivere
è magnifico, spiega poi il poeta, perché anche per la più sventurata fra le
anime transitate sulla Terra
«un’ora vi fu (forse,
neppure / un’ora
piena: un attimo soltanto / da non
commisurar con le misure / consuete del
tempo; un solo istante / fra due
rintocchi) - in cui ciascuna visse / interamente
la sua vita; ed ebbe, / di quella vita sua, le vene colme».
C’è, nella vita di
ciascuno, almeno un istante di grazia e pienezza
tanto prezioso da riscattare ogni angoscia. Per Rilke, quell’istante coincide con
l’incontro con l’arte. Più precisamente con il mistero dell’ispirazione, l’innesco
della creazione artistica: un momento, forse l’unico, che restituisce senso
all’intera esistenza dell’uomo.
A distanza di un secolo da quando la Settima elegia fu scritta, Debora Antonello rilegge Rilke e proprio l’incontro con quel verso accende l’ispirazione: si chiude così un circolo virtuoso nel quale le vene della poesia si colmano di vita, generando un nuovo universo di segni e colori. Arte che a sua volta ci ricorda la meraviglia di scoprirci vivi, di essere tornati a respirare. A respirare bellezza – dopo tutto, nonostante tutto.
Roberto Mottadelli
Uccello, bereshit
2021
incisione
Essere qui è magnifico
2021
esposizione
Essere qui è magnifico
2021
esposizione
Essere qui è magnifico
2021
esposizione
Essere qui è magnifico
2021
esposizione
Essere qui è magnifico
2021
esposizione
Essere qui è magnifico
2021
esposizione
Essere qui è magnifico
2021
esposizione
Nuvole
Avrebbe
potuto chiamarsi Nuvole, questa
mostra. Le nuvole sono protagoniste di buona parte dell’ultima, intensa
produzione di Debora Antonello. Una serie di dipinti a olio, acrilici, disegni,
incisioni che colonizzano terreni diversi, germogliano sopra supporti che ora
sono fogli vergini ora pagine già stampate e già lette, vissute, ingombre di
storie e di storia. Tecniche che si fondono: i disegni e i ritocchi a mano si
sovrappongono alle incisioni, le incisioni si innestano nei quadri; attorno ai
quadri, come satelliti catturati dal loro campo gravitazionale, orbitano
leggeri i disegni. È la consueta alchimia che caratterizza l’arte di Debora, una
costellazione di formati, un dialogo fitto tra tecniche e linguaggi. La metafora
tangibile di un’arte intesa come incontro tra differenze, ricerca ostinata di armonie
sempre possibili: labili, a volte labilissime, per questo ancora più preziose.
Le
nuvole di Debora assomigliano ad arcobaleni. Sono rapidi tocchi di luce,
incontri di parentesi colorate. Apparizioni ultraterrene che portano vita in
scenari spesso cupi. Ogni tanto si fermano e lasciano cadere gocce ristoratrici
– ma accade secondo logiche imprevedibili: si sa che le nuvole vanno e vengono,
e più spesso
«si mettono lì tra noi e il cielo / per
lasciarci soltanto una voglia di pioggia».
L’artista
ci ha pensato qualche giorno, alla questione del titolo di questa mostra. Poi
ha deciso che Nuvole sarebbe stata
una scelta troppo facile. Un po’ ruffiana, come certa poesia prêt-à-porter, quella che pare scritta con la consulenza dell’ufficio
marketing. Ha preferito la poesia vera, quel verso di Rilke.
Per
una di quelle strane coincidenze che tutto sembrano fuorché coincidenze, tra
Rilke, l’arte e le nuvole c’è un nesso assai stretto e altrettanto significativo.
Uno degli strani racconti dello scrittore austriaco, prose che oscillano tra la
dimensione meditativa e l’apologo visionario, ha infatti per protagonista un “pittore
di nuvole”. Così, fin dal titolo, viene definito Wladimir Lubowski. Scrive
Rilke:
«A Wladimir Lubowski si arriva solo attraverso le sue opere. Egli infatti fuma tutti i
suoi quadri. Tutto l’atelier è pieno di quel fumo denso e fantastico».
Chi si reca in visita da Lubowski si trova immerso tra
nuvole di fumo che sono arte sublimata, vaporizzata. Mentre attende che l’artista
si manifesti, perde la coscienza del tempo. Quando finalmente Lubowski comincia
a parlare, pronuncia frasi lente e carezzevoli che con assoluta naturalezza rovesciano
ogni luogo comune:
«Gli uomini guardano sempre a partire
da Dio. Lo cercano in alto, nella luce che diventa più forte e fredda – [Fumo]
- E Dio aspetta da un’altra parte, aspetta proprio al fondo di tutto. Giù. Dove
ci sono le radici. Dove c’è caldo e buio».
Dal
suo atelier immerso tra le nuvole dell’arte, il pittore invita gli ospiti a
tornare sulla terra.
Per
una di quelle strane coincidenze che tutto sembrano fuorché coincidenze, Guardo il cielo, vedo la terra è il nome
che Debora ha attribuito a un’altra sua collezione. Una serie che dà forma e voce
al dialogo segreto tra gli elementi naturali, costituita da piccoli prodigi d’equilibrio:
lavori giocati sul piano intimo dello stupore e della grazia – che Debora, come
Rilke, intende nel senso più alto, evitando d’istinto la scorciatoia del “grazioso”.
Verrebbe da scomodare Paul Klee, la sua levità e il suo intuito da rabdomante, quello
sguardo limpido, affascinato dai nessi profondi che si nascondono dietro il
dato naturale.
Nell’arte
di Debora il dialogo tra gli elementi appare così fitto che i piani si
confondono. A volte dentro le nuvole si scopre la terra e nella terra accade di
trovare il cielo. Ma terra e cielo si incontrano in ogni albero, in ogni creatura
che popola questo mondo. È la vertigine della creazione. Scrive ancora Rilke:
«Chiunque tu sia: esci la sera / dalla
tua stanza ove sai ogni cosa; / […] Con i tuoi occhi stanchi che a fatica / si
staccano dalla soglia consunta, / sollevi lentamente un albero nero / e lo
metti davanti al cielo: snello, solo. / E hai fatto il mondo».
Bereshit
בראשית Bereshit (In principio)
“Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona”.
Il termine Pangea non può che riportare alle prime parole delle Bibbia, Bereshit (In principio) e al testo della Genesi. Quest'opera è una riflessione attraverso una scacchiera, i cui lati rappresentano le quattro direzioni, che simboleggia, da un punto di vista macrocosmico il mondo e da un punto di vista microcosmico la mappa dello spirito in continua evoluzione.
In questa installazione a parlare sono gli archetipi (formule primordiali, da archè=principio, typos=forma, immagine) che prendono voce nei miti, nelle favole, nelle leggende e che, giocando fra loro, hanno costruito la nostra Memoria Collettiva. L'artista mette in scena ciò che l'archetipo ha sempre recitato di nascosto, dietro le quinte dell'Umanità, alzando il sipario ci svela la sua potenza e la sconcertante contemporaneità. Anziché lasciarlo danzare nell'inconscio ne cattura l'essenza facendolo riaffiorare e interagire con gli elementi della Natura: pietra, terra, fuoco, vento, acqua.
Un valzer la cui pista da ballo sono caselle bianche e nere, luce e tenebre, vuoto e pieno.
Bereshit
2020
alluminio, ferro, gesso, innesti, legno...
Bereshit
2020
germoglio e terra (particolare)
Pesce
2020
xilografia
Bereshit
2020
alluminio, ferro, gesso, innesti, legno...
Bereshit
2020
ferro, alluminio, legno, innesti, carta, xilo..
Grandi mani
2020
china, acrilico, creta
Bereshit
2020
alluminio, ferro, carta, legno, innesti, xilografia...
Delfini
2020
xilografie
Toscana
Questa serie parla di visioni, tra cipressi, vigne, querce e ulivi. Isolata e immersa nel verde delle colline toscane l'artista abita gli elementi vitali, la terra, le pietre, il cielo, le nuvole, la vite, il ciliegio... il vento e lo scorrere dell'acqua. In una dimensione intima, spirituale.
Cipressi
2018
mixed media su carta
Come cipressi al vento
2022
olio su tela
strada bianca 1
2020
collografia con intervento a mano
Nuvola, nuvola
2020
olio e grafite su tela
E quando ci separano
2020
olio su tela
Nascosto dal vento
2020
olio su tela
Mentre il silenzio fasciava la terra
2020
olio e grafite su tela
Quando cantano le cicale
2020
olio su tela
Terre d'acqua
In occasione dalla mostra per il Festival della Bonifica a Portogruaro nella Sala delle Colonne, l'artista ha creato un'opera sull'acqua.
L'installazione è un percorso che parte dalle acque, attraversa terre ed innesti. Incontra il lavoro dell'uomo e culmina in culle, la Creazione.
Le opere sono costruite con legno, gesso, cemento, tubi, carta, materiale di recupero del lavoro e della vita dell uomo.
Culla a scacchi
2019
legno, ferro, pigmenti
Saltialti
2019
ferro, legno, oggetti
Terre d'acqua
2019
installazione
Saltialti
2019
legno, gesso, vetro, ferro
Culla bianca
2019
legno, ferro, pigmenti
Goccia
2019
pigmenti su carta
La costruzione di un amore
2019
pigmenti su carta
Terre d'acqua
2019
installazione
Sguardi
Lineamenti interrotti, occhi, labbra, espressioni. Volti disegnati a matita che a tratti sembrano rovesciare il punto di vista dell'osservatore. Siamo noi che li scrutiamo, oppure sono loro che ci guardano. Presenze, assenze, impresse su fogli di carta che sembrano prendere vita. Uno spazio vuoto che lentamente si riempie di ciò che diamo per scontato, ma che invece cerchiamo di continuo, uno sguardo.
(Andrea Pianigiani)
Io saprò aspettarti
Immersa nell'acqua, sospesa, alla ricerca di un equilibrio fragile e precario, come del resto è l'uomo stesso da sempre in bilico tra anima e corpo, lavoro e natura, ragione e istinto, l'opera esplora il sé e l’altro da sé. Cerca l’integrazione fra consistenza terrestre e proiezione celeste, ovvero fra la materia e lo spirito. Vagare dunque, alla ricerca incessante della perfezione, compiendo errori che talvolta vanificano l’intento e il raggiungimento dello scopo. Questa è la condizione più autentica dell’essere umano: la dimensione del comprendere la compresenza dei diversi elementi, che anche se apparentemente in opposizione convivono e generano l’energia vitale. Innescano brucianti discese nell’ oscurità e sublimi trasmutazioni. Ricerca o fuga? Immersione o emersione? Dagli abissi dell’essere verso una consapevolezza compiuta, attraversano la semplice coscienza del proprio esistere. L'uomo, assetato di tutto, più di tutto, cerca nel tutto: passione, fuoco e amore. L'installazione è creata con legno, gesso, cemento, tubi, carta, materiale di recupero provenienti dal lavoro e dalla vita dell’uomo, olio su tela.
Fuoco 2
2019
olio e acrlico su tavola
Io saprò aspettarti
2020
carta, legno, ferro
Quando scorre il vento
2019
olio e carboncino su tela
Fuoco, vento
2019
olio su tela
Fuoco
2019
olio su tavola
Io saprò aspettarti
2019
installazione
Io saprò aspettarti
2019
installazione
Io saprò aspettarti
2019
installazione, disegni, dipinti, sculture
Ranocchio
Le illustrazioni sono realizzate con tecniche miste, acquarello, china, matite, collage. In ogni opera c'è un elemento dei disegni eseguiti dai ragazzi dell'Associazione Arca.
Ranocchio e il lupo
2020
tecnica mista
Leone
2019
tecnica mista
Lupi
2019
tecnica mista
Paura
2019
tecnica mista
Ranocchio
2019
tecnica miste su carta
Così ranocchio salva la giungla
2019
tecnica mista su carta
La notte oscura
2019
tecnica mista su carta
L'abbraccio di mamma lupa
2019
tecnica mista su carta
Sentinelle
Ferme, immobili, fragili e immortali allo stesso tempo. Il mio corpo non ha radici, ma non può rimanere imbelle di fronte alla loro magia. Un incantesimo che fonde l'equilibrio armonico con la caducità dei ricordi. Gesso e memoria sono i custodi di questo segreto. “Parlare con voi è necessario e impossibile. Urgente in questa vita frettolosa e rimandato a mai.” (W.S )
Sentinella 18
2018
gesso, legno, cavo elettrico
Sentinella 17
2020
gesso, legno e gomma
Sentinella 16
2020
gesso e legno
Sentinella 15
2021
gwsso e legno
Sentinella 14
2021
legno, piuma e ceramica
Sentinella 13
2019
gesso ottone istrice e perla
Sentinella 12
2019
olio e legno
Sentinella 11
2019
gesso e alveare
Guardo il cielo, vedo la terra
Tutto è grazia. Ogni opera si consegna agli occhi e domanda taciturnità per poterne cogliere il significato e la provocazione che, nitidi, emergono dalla visione d'insieme. Un guardare che rende veggenti, il vedere contemplativo. Veggenti di che cosa? Della condizione umana letta e narrata in termini di parto, prospettiva suggerita a più riprese dall'autrice, una ininterrotta venuta alla luce da parte di una terra immaginata come albero oscuro, informe e caotico. Un vedere la terra con occhi disincantati e al contempo con occhi di speranza, nel suo profondo più profondo infatti dimora il desiderio di divenire albero luminoso che la spinge ad uscire da sé per intraprendere il viaggio verso la luce, il cui simbolo è il cielo. E nella terra – albero leggi te stesso, il cammino dell'uomo, albero oscuro nell'atto di volgere lo sguardo a un cielo non lontano...Guardo il cielo, vedo la terra è espressione di questa ricerca in cui, attraverso la sperimentazione di tecniche e materiali, l'artista è in continuo dialogo con quella natura in cui ha voluto immergersi e ha scelto come luogo da cui trarre ispirazione. Una serie di incisioni private del tempo e dello spazio, che assumono forme inaspettate e significati nuovi. Un vedere la terra con occhi disincantati e al contempo con occhi di speranza.
(Padre Giancarlo Bruni)
Tokyo 2018 galleria Saoh
Scende il silenzio
2018
Mixed media.Edizione di 10
Svelato
2018
incisione e collage
Piccola poesia
2018
incisione e collage
Il sole sopra l'ulivo
2018
incisione su plexiglass
Albero verde
2018
incisione con intervento a mano
Time
2018
incisione
Dopo la tempesta
2018
incisione con intervento a mano
Orto
2018
xilografia
Fleur
(Andrea Pianigiani)
Aspettando i ciliegi in fiore
(Micol Polacco)
Sunrise
2016
incisione su tre matrici
Il vaso di Pandora
2016
incisione sperimentale
Sole luna
2016
incisione sperimentale
Scrittura antica
2015
incisione sperimentale
Sole luna
2016
incisione e collage
Aspettando i ciliegi in fiore
2016
incisione sperimentale
Un'altra solitudine
2016
incisione su due matrici
Sentiero notturno
2016
incisione sperimentale
Migrare
(Carla Chiara Frigo)
Nave madre
2016
olio, acrilico e collage
Preghiere
2015
olio e acrilico su tavola
Viaggio ad oriente
2011
tecnica mista su tela
Straniero
2013
olio acrilico e collage su tela
Scogli di acqua e di lame
2015
olio e collage su tela
Migranti, non fu il mare a raccoglierci
2014
olio e collage su tela
Migranti, noi raccogliemmo il mare a braccia aperte
2014
olio e collage su tela
Gerusalemme
2012
olio ed acrilico su tela
Era solo vento
(Carla Chiara Frigo)
“Abbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori quasi dovessimo partorire: era solo vento. Isaia 26
Era solo vento
2018
incisione con intervento a mano
Era solo vento
2014
incisione con intervento a mano
Era solo vento
2014
incisione sperimentale
Era solo vento 2
2014
incisione sperimentale
Era solo vento
2016
incisione sperimentale
Era solo vento 1
2014
incisione sperimentale
Era solo vento
2014
incisione sperimentale
Era solo vento 3
2014
incisione su tre matrici
Venezia
In attesa dei venti
2014
olio e carboncino su tela
Tempo verrà di levare i remi dall'onde
2011
olio acrilico su tavola
Una voce d'uomo
2012
olio acrilico su tela
Vele di vento
2012
olio acrilico su tela
Libeccio
2013
olio acrilico su tela
Laguna
2008
xilografia
Il vento odora di nuvola
2010
olio acrilico e collage
Cappello di sultano
2012
incisione e acrilico su tavola